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Il Monte Narcanello, dal Passo Venezia |
Regione: Lombardia (Brescia) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Adamello Provincia: Brescia Punto di partenza: Malga Caldea (q. 1584 m) Versante di salita: E Dislivello di salita: 2010 m - Totale: 4020 m Tempo di salita: 7,30 h - Totale: 13,30 h Periodo consigliato: da luglio a settembre |
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Il Monte Narcanello è un tratto di cresta rocciosa sulla catena che divide il Ghiacciaio Pisgana Ovest dal Ghiacciaio dell’Adamello. Il primo lambisce ancora le creste settentrionali della montagna, mentre il Ghiacciaio dell’Adamello ha completamente abbandonato il vastissimo anfiteatro compreso tra la cresta SE del Monte Venezia e il Passo Brizio, dove si svolge l’itinerario proposto qui di seguito. In effetti, tranne un breve traverso sotto questo valico dove il ghiacciaio è cosparso di massi, il percorso si svolge su ghiaioni, detriti, dossi arrotondati e facile cresta.
Di norma non viene raggiunto come meta a sé, ma talvolta nella stagione dello sci alpinismo, dato che il Passo Venezia, alla base della sua cresta E, è l’unico valico transitabile per chi sale all’Adamello e poi affronta la famosa discesa del Pisgana. In presenza di neve la cresta E diventa affilata ed esposta, ma d’estate è facile e senza particolare esposizione.
L’ascesa assume particolare interesse se abbinata alla traversata Monte Venezia, Monte Venerocolo, al riguardo vedi relazione: Monte Venezia – Monte Narcanello – Monte Venerocolo.
Da Edolo si prosegue sulla strada per il Passo del Tonale fino a Temù e da questo paese si svolta a destra, seguendo le indicazioni per Rifugio Garibaldi. Inizialmente la strada è asfaltata poi sterrata e con il fondo molto sconnesso, fino al parcheggio di Malga Caldea. D’estate le auto sono numerose ed è permesso parcheggiare anche nelle piazzole e negli slarghi lungo la strada. Attualmente l’accesso è gratuito.
Da Malga Caldea si raggiunge a piedi la sbarra che chiude ai veicoli l’accesso alla stradina asfaltata di servizio ai bacini artificiali. Si segue questa stradina impervia, monotona e con numerosi tornanti che supera il ripido fianco W della valle e conduce ai pianori superiori dove continua, ora sterrata, a W del primo invaso, il Laghetto dell’Avio (q. 1869 m). La strada prosegue pianeggiante sulla sponda W del successivo Lago d’Avio e verso la fine di questo la si abbandona e si imbocca la mulattiera segnalata che costeggia il terzo bacino, il Lago Benedetto.
Si oltrepassa il Rifugio Malga di Mezzo (q. 1950 m) e al termine di quest’ultimo lago la mulattiera, ben tracciata fino al Rifugio Garibaldi, supera un ripido gradino roccioso in prossimità di una cascata e conduce alla distesa prativa di Malga Lavedole (q. 2044 m). In prossimità di un traliccio dell’alta tensione si attraversa il torrente sopra un ponticello e si prosegue sulla mulattiera che sale inizialmente verso NE, passando vicino a secolari esemplari di larici e cembri. Segue un tratto quasi pianeggiante in direzione SE, al termine del quale bisogna affrontare il famoso “calvario”, battezzato con questo nome dagli Alpini durante la Grande Guerra. Si tratta del ripido fianco N della Valle di Venerocolo che la mulattiera supera con numerose svolte, fino a raggiungere la diga del Lago Venerocolo e il vicino Rifugio Garibaldi (q. 2550 m, circa h 3,00 da Malga Caldea).
Poco prima del rifugio s’imbocca il sentiero segnalato che percorre la corona della diga del Lago Venerocolo e poi sale in obliquo il pendio morenico a destra del lago. Seguendo i segnavia fra placche rocciose, saltelli e piccoli ripiani si punta verso l’evidente Passo Brizio. Giunti nelle vicinanze del valico è meglio indossare il casco e prestare le dovute attenzioni per le possibili scariche di sassi. Di seguito, si risale il pendio detritico, a volte innevato e con neve dura il mattino, che conduce allo zoccolo roccioso dove inizia il ripido sentiero attrezzato con catene e pioli metallici. Al termine delle catene il percorso diventa meno impegnativo e si sale su detriti fino a raggiungere il Passo Brizio (q. 3149 m, circa h 2,00 dal rifugio).
Dal valico, su sentiero segnalato e attrezzato con corde e pioli metallici, si scende obliquamente in direzione del Corno Bianco. Purtroppo il ghiacciaio in questi ultimi anni si è molto abbassato, lasciando scoperte le ripide rocce dello zoccolo. Ad ogni modo, con l’aiuto di alcune corde da arrampicata presenti in loco e traversando il più possibile verso il Corno Bianco, si riesce poi a scendere sul ghiacciaio. Valutata la necessità o meno di calzare i ramponi, si attraversa il breve tratto di ghiacciaio quasi pianeggiante e poi si inizia a salire a vista il largo anfiteatro morenico, in direzione NE. Il pendio non è uniforme, presenta avvallamenti e dossi trasversali, dove bisogna cercare il percorso migliore per non perdere troppo dislivello.
Si passa nelle vicinanze di un laghetto proglaciale e di seguito si aggira a sinistra una placca di ghiaccio isolata. Poi si traversa subito a destra, per non dover perdere ulteriore dislivello poco più avanti. Con percorso evidente si arriva quindi alla base della rampa trasversale detritica, da sinistra verso destra, che si risale con un po´ di attenzione e conduce al Passo Venezia (q. 3226 m). Da qui si aggirano facilmente a destra i primi metri del filo della cresta E, su blocchi accatastati, quasi al limite con il ghiacciaio. Poi la cresta si allarga e diventa detritica fino all’anticima. Il risalto finale viene superato facilmente a destra (vedi 2a immagine di dettaglio) e si arriva sulla stretta vetta (q. 3291 m, circa h 2,30 dal Passo Brizio).
Come per la salita.
Dal ghiacciaio in poi non è presente alcun segnavia, si sale e si scende a vista.
L’itinerario di salita al M. Narcanello, dalla placca di ghiaccio isolata | La vetta, dall’anticima E | Panorama di vetta, verso SW |
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