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Lo scuro torrione di vetta |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Bernina Provincia: Sondrio Punto di partenza: Diga Gera-Campomoro-Lanzada (SO) (q. 2000 m) Versante di salita: S Dislivello di salita: 1300 m - Totale: 2600 m Tempo di salita: 5,00 h - Totale: 9,00 h Periodo consigliato: Estate |
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Spettacolare vetta al cospetto della zona del Ghiacciaio Fellaria. Escursione di carattere sicuramente tecnico, impegnativa, ma di grande soddisfazione. Panorami sul Bernina, Pizzo Scalino, Disgrazia, Piz Palù, Pizzo Caspoggio. Il monte si compone di due vette: anticima (mt. 3069) e cima vera e propria (mt. 3108). E´ possibile decidere di salirle entrambe, oppure puntare direttamente alla vetta vera e propria, senza passare dall´anticima. Io personalmente ho scelto di salire su entrambe.
Salendo da Sondrio in Valmalenco, si seguono le indicazioni per Lanzada e quindi proseguiamo sulla strada che passa per Campo Franscia e si conclude a Campomoro, nei pressi della diga omonima (m. 1980). Da questo primo parcheggio proseguiamo ancora qualche centinaio di metri, per giungere alla diga successiva, quella di Gera (mt. 2000), e qui parcheggiamo. La possibilità di parcheggio sono molte, volendo si potrebbe proseguire ulteriormente, su strada sterrata, sino a giungere proprio sotto l´invaso. Ad ogni modo, una volta lasciata l´auto occorre dirigersi verso la diga, seguendo i cartelli indicatori che già dal parcheggio ci indicano il Rifugio Bignami, a circa un´oretta di cammino. Saliti al camminamento dell´invaso, prendiamo a sinistra, lo attraversiamo ed imbocchiamo sul lato opposto il marcato sentiero che comodamente porta al rifugio Bignami (m. 2385).
Dal rifugio, seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra e passiamo per le piccole casette dell´alpe Fellaria. Oltre le baite, procediamo in direzione nord-ovest, tenendo la sx. Troviamo subito un primo bivio, che ci indica la direzione, sempre verso sx, della Bocchetta di Fellaria, che seguiremo fedelmente, seguendo una traccia che traversa un bel pianoro, restando a sinistra del torrente. Iniziamo poi a salire gradualmente, oltrepassando una morena. Oltrepassata tale modesta morena, vediamo, davanti a noi, in alto, la sella della forca di Fellaria. La traccia di sentiero inizia a cambiare aspetto, sale con diversi tornantini di ghiaia e sfasciumi, sino a giungere alla forcella di Fellaria (m. 2839), dopo circa 2.30/45 di cammino dal parcheggio. Sino a qui il sentiero è sempre ben segnato. Da qui in poi inizia il tratto più impegnativo dell´escursione, sia per le tecnicità del percorso, sia perché il sentiero diviene una traccia di soli ometti e segni di vernice rossa o bianca. Dalla forcella di Fellaria, lasciamo il sentiero che traversa in direzione del rifugio Carate Brianza (triangoli gialli) e cerchiamo sul lato di sinistra (sud) della forca una traccia di sentiero, poco visibile, ma segnalata da ometti, che attacca il versante settentrionale del Sasso Moro, su terreno coperto da sfasciumi. Seguiamo gli ometti, tenendo la sx, e salendo ripidamente tra canalini, traversi e sfasciumi, sino a giungere ad una specie di pianoro con alla nostra dx un laghetto. Qui puntiamo sempre verso sx, continuando a seguire ometti e bolli, sino a quando si presenta davanti a noi una nuova ampia conca ed un masso segnavia che ci indica due direzioni: salendo a dx si giunge all´anticima, proseguendo dritti invece si evita la salita all´anticima e si punta direttamente alla vetta vera e propria. Noi optiamo per toccare entrambe, quindi pieghiamo leggermente a dx e saliamo dritti, puntiamo in direzione di alcuni modesti roccioni scuri, sino al cupolone sassoso della quota 3069, dove ad attenderci ci sono degli ometti di vetta. Da qui possiamo ammirare distintamente il torrione roccioso della vetta vera e propria. Puntiamo quindi in quella direzione, scendendo leggermente di quota, per riportarci al pianoro sottostante (da dove sarebbe arrivata la traccia se avessimo deciso di non salire all´anticima). Proseguiamo sempre seguendo gli ometti, affrontando dei traversi e dei canalini che richiedono sicuramente molta attenzione. Proseguiamo rimanendo sotto il crinale, fino a giungere in vista di un nevaio, che attraversiamo nel limite alto (poco più di una superficie gelata), oppure lo aggiriamo a monte (con grande cautela perché sotto massi e terriccio si trova ghiaccio). Proseguiamo, sempre su sfasciumi e terreno instabile, in vista dello scuro torrione, che finalmente sembra avvicinarsi (qui i bolli sono bianchi e non più rossi). Passando a monte di chiazze di nevaio e giungiamo ai piedi del versante di sfasciumi, che sale fino alle ultime rocce sotto la cima. Un ultimo breve strappo un pò esposto e siamo in vetta, ove ad attenderci vi sono due ometti.
Come per la salita, facendo sempre attenzione a non perdere la traccia. In alternativa, una volta rientrati alla Bocchetta di Fellaria si potrebbe decidere di compiere un anello, scendendo in direzione del Rifugio Carate e quindi alla Diga di Campo Moro (primo parcheggio incontrato) e da li ripercorrere la strada sino a rientrare al parcheggio della Diga di Gera, allungando però di un pò l´escursione.
Escursione sicuramente impegnativa e faticosa, nel tratto dalla bocchetta di Fellaria alla vetta. Meglio avere ramponi e piccozza, e valutare al momento la loro necessità di utilizzo a seconda del grado di innevamento residuo rimasto.
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