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![]() Il versante ENE della Punta d’Àrbola |
Regione: Piemonte (Verbania) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Lepontine - Gruppo Monte Leone Provincia: Verbania Punto di partenza: Canza (q. 1412 m) Versante di salita: ENE Dislivello di salita: 1823 m - Totale: 3646 m Tempo di salita: 5,00 h - Totale: 9,30 h Periodo consigliato: giugno - settembre |
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Maestosa vetta di roccia e ghiaccio, fra il Piemonte e il Vallese. Dal versante elvetico è conosciuta con il nome di Ofenhorn ed è ugualmente molto bella. Purtroppo il considerevole ritiro del ghiacciaio, sta spogliando la “regina della Val Formazza” del suo candido mantello e gli affioramenti rocciosi si allargano ad ogni estate. Anche la seraccata pensile della parete N è ormai del tutto scomparsa e lo scivolo finale che precede la cresta, ghiacciato fino al decennio scorso, a stagione avanzata diventa un ripido pendio di rocce. Ma in quanto a fascino e regalità ha ancora pochi rivali e non solo in questa valle. Giustamente l’amico Bellinzani nella sua relazione la considera una vetta che fa innamorare, io aggiungerei: fin dal primo sguardo.
Nel 2001 l’ho salita due volte nel giro di quindici giorni, entrambe in giornata: la prima dal Vannino con partenza da Canza, in solitaria; la seconda dal Vallese, in traversata dalla Punta del Sabbione, con l’amico Cattaneo.
Si percorre l’autostrada A26 fino all’ultima uscita di Gravellona Toce e si prosegue sulla superstrada fino a Domodossola. Poi si risale la V. d’Óssola, passando da Crodo e Formazza, fino al piccolo villaggio di Canza. Si può lasciare l’auto in uno spiazzo prima dell’ingresso di questo abitato, oppure scendere al parcheggio in riva al fiume Toce.
Oltrepassato il fiume Toce, si scende nel nucleo sottostate di case e seguendo i cartelli indicatori posti fra due abitazioni, si svolta a destra su di una mulattiera. Poco sopra ci si addentra nel bosco e prima di uno slargo di una stradina sterrata, si compie un traverso a sinistra. Al termine del traverso si sale ad immettersi in questa sterrata, seguendola per un breve tratto. Poche decime di metri dopo un tornante, la si abbandona e si prosegue lungo il sentiero che si stacca sulla sinistra. Con un lungo traverso nel bosco verso SSW, accostandoci talvolta alla stradina, si raggiunge la stazione di arrivo della seggiovia del Sagersboden (q. 1772 m). Esistono altre due possibilità per raggiungere questa stazione, entrambe con partenza dal paese di Valdo (q. 1274 m):
1°) bisogna raggiungere il parcheggio della stazione di partenza della seggiovia, si sale poi lungo la pista da sci, su sentiero ripido, fino alla stazione di arrivo. L’itinerario è più diretto rispetto al precedente, ma è più faticoso e con un dislivello maggiore ed è quindi preferibile partire da Canza;
2°) utilizzando la seggiovia. Bisogna però informarsi sull’orario di apertura degli impianti, presumo verso le otto. Ma se si vuole partire presto per raggiungere la vetta in giornata e fare ritorno, è una scelta da valutare attentamente, se non da scartare. Mentre in sci-alpinistica è ovviamente la soluzione migliore.
In ogni caso, da Sagersboden si prosegue lungo la sterrata che sale nel bosco verso WNW e sbuca nel pianeggiante Vallone del Vannino, costeggiando ora il torrente, con bella vista sulla Punta d’Àrbola. Un secondo strappo conduce ad un piccolo sbarramento, a cui fa seguito un nuovo tratto pianeggiante. Seguendo sempre la pista sterrata, si continua fino ai piedi del dosso sopra il quale è posto il Rifugio Margaroli (q. 2194 m). Una sosta è d’obbligo, terminata la pista si sale al rifugio su comodo sentiero.
Ridisceso il dosso in direzione dello stallone dell’Alpe Vannino, si prende il sentiero che sale lungo i prati, in direzione NW. Preferendo il più alto dei due sentieri paralleli, si arriva al Lago Srùer (q. 2330 m). Sempre su sentiero si costeggia il lago a destra e al suo termine si volge ad W e si sale nel vallone che conduce al Passo del Vannino (q. 2732 m). Inizialmente si risale questo vallone sulla destra, su sfasciumi e morene, guidati anche dagli ometti in pietre, in seguito su nevai, fino a raggiungere l’ampia sella che si apre sul Ghiacciaio del Sabbione. Opportunamente legati si prosegue dritti al centro del ghiacciaio, evitando un settore crepacciato sulla sinistra e dopo un centinaio di metri si volge a sinistra, in direzione del versante ENE della montagna. Attraversata la distesa glaciale si sale lungo il pendio, fino a raggiungere la crepaccia terminale, dove inizia il tratto più ripido e impegnativo. In condizioni di buon innevamento le difficoltà sono contenute, superata la crepaccia, si risale il ripido pendio e si arriva sulla cresta SE. Percorrendo poi la breve e facile dorsale verso W, si raggiunge la croce di vetta.
Come tutti sappiamo, i ghiacciai in questi ultimi anni stanno subendo profondi mutamenti, trattandosi di una salita del 2001, è in quest’ottica che bisogna valutare sia l’itinerario sia le immagini. Va comunque precisato che a stagione avanzata o in condizioni di scarso innevamento, il ripido pendio finale che precede la cresta diventa roccioso e, avendolo salito con abbondante innevamento, non mi è dato a sapere né il grado di difficoltà delle rocce né le difficoltà da affrontare per il superamento della crepaccia terminale.
Come per la salita.
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Verso il Passo del Vannino | In discesa sulla cresta, all’inizio del tratto ripido | La Punta d’Àrbola in un’immagine ravvicinata dal M. Basòdino |
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