La cresta S è un itinerario insolito per raggiungere il Pizzo Cassandra. Di norma l’ascesa viene effettuata per la via normale dal Passo Cassandra o dai ghiacciati versanti N, ma non esistono relazioni di salita della cresta S. Tuttavia, al contrario di quanto afferma la guida del CAI-TCI che lo liquida in modo sbrigativo come itinerario di poco interesse, è una cresta divertente e abbastanza semplice. Le maggiori difficoltà si possono aggirare con facili passi di arrampicata. Inoltre, è un itinerario relativamente privo di pericoli, quando invece a stagione avanzata il tratto di cresta tra il Passo Cassandra e la cresta sommitale, potrebbe essere ghiacciato. Oppure quando, provenendo dai Rifugi Porro e Ventina, la crepaccia terminale potrebbe creare seri problemi. Ad uno snodo di cresta nevoso (visibile al centro dell’immagine principale) la cresta S assume orientamento SW, la cresta sommitale è quindi la medesima della via normale.
L’ascesa della cresta S è preferibile iniziarla nei pressi della Bocchetta di Val Giumellino. Alcuni ripidi canali detritici presenti a sinistra di tale bocchetta e ben individuabili dall’anfiteatro alla base del versante SW della montagna, abbrevierebbero il tragitto di cresta, ma lo renderebbero molto meno interessante. Rappresentano comunque (come nel nostro caso) una rapida via di discesa.
L’itinerario è lungo e faticoso, in particolare se affrontato in giornata ed è quindi necessario un buon allenamento.
Corda ed imbrago potrebbero non essere indispensabili, ma è meglio averli al seguito, nel caso la cresta sommitale fosse innevata o ghiacciata.
Dettagli della salita nella fotoscalata.
A Torre di S. Maria si abbandona la strada per Chiesa in Valmalenco e si svolta a sinistra. Seguendo le indicazioni “rifugi alpini” si sale a lungo sulla strada che infine conduce a Pra Piasci, dove c’è un ampio parcheggio. Il fondo stradale è in gran parte cementato, con alcuni brevi tratti sterrati ed è percorribile da un normale veicolo.
Dal parcheggio si imbocca la stradina, vietata al transito dei veicoli non autorizzati, che scende ad attraversare in rapida successione due torrenti. In breve si esce alle case di Pra Piasci dove c’è un cartello che porta a salire, verso sinistra, al vicino Rifugio Cometti (q. 1800 m). A destra del rifugio si scende per una ventina di metri lungo una stradina, poi la si abbandona e si seguono le indicazioni di un cartello che portano ad attraversare i prati verso destra e a raggiungere il nucleo di case più in alto. Dietro queste case il sentiero si addentra nel bosco, alternando alcuni tratti in salita ad altri pianeggianti con brevi discese. Poi inizia a salire e si immette nella Val Torreggio.
I segnavia sono scarsi ma il sentiero è sempre ben marcato. Segue un lungo tratto quasi pianeggiante con brevi salite, in questa stupenda valle alpina che offre incantevoli vedute sui Corni Bruciati e sui Corni di Airale. A tre quarti di percorso tra i due rifugi, ci attende l’Alpe Palu (q. 1971 m) e più avanti il Rifugio Bosio (q. 2086 m), h 1,30 dal parcheggio. Dal rifugio si scende per attraversare sopra un ponte il torrente Torreggio e dopo pochi metri si svolta a sinistra, seguendo le indicazioni per Laghi di Cassandra e Rifugio Desio. Altro spettacolo da ammirare, questa volta offerto dal torrente pianeggiante che scorre con le sue limpide acque tra grossi massi e zolle erbose.
Il sentiero prosegue pianeggiante verso W, a destra del torrente ed è sempre segnalato da bandierine. Poi inizia a salire, ora in direzione NW, fino ad arrivare sotto ad una caratteristica cascata. Poco più avanti c’è un primo bivio, si prende a destra, per il Lago e il Passo Cassandra, in direzione N. Ad un secondo bivio si seguono, verso destra, le indicazioni per il Passo Cassandra, scritte con vernice bianca sopra una roccia, ora in direzione NE. Dopo aver superato un breve gradino roccioso si arriva in un pianoro occupato da uno dei tanti laghetti (quello quotato 2464 m sulla carta della Kompass), proprio sopra la cascata.
Si sale ora nel vallone soprastante (vedi prima immagine di dettaglio), la nostra meta è già ben visibile all’orizzonte, in direzione NE. Anche in questo vallone si seguono i segnavia e si prosegue su detriti, grossi massi da scavalcare, tratti erbosi ed infine su morena. Nella prima parte si rimane in prossimità del centro del vallone, nella parte superiore, sulla sinistra e a lungo, fino ad arrivare nell’anfiteatro morenico sotto la parete SW del Pizzo Cassandra. Qui si abbandonano i segnali per il Passo Cassandra e si volge a destra, verso l’evidente Bocchetta di Val Giumellino (q. 2800 m) che da questa prospettiva appare una larga sella.
Si attraversano i grossi massi della morena e, prima di arrivare alla bocchetta, si va a raggiungere la cresta S utilizzando un canaletto o una rampa di detriti, poi si inizia a salire senza percorso obbligato. La prima sommità, ben visibile dall’anfiteatro sottostante, la si supera facilmente un poco a destra del filo, compreso un torrione roccioso sottostante. Per un facile canaletto si scende poi ad una selletta. Nel prosieguo si aggirano a seconda dell’occorrenza a destra o a sinistra i vari torrione, con qualche facile passo di arrampicata e si prosegue in questo modo per un buon tratto.
Poco prima dell’impennata finale della cresta, la strada appare sbarrata da una placca grigia centrale con rocce rosse compatte ai lati. Anche questo risalto viene superato senza grandi difficoltà, inizialmente traversando a destra e poi con facili passaggi sulle placche rossastre. Nel prosieguo la cresta si impenna ma rimane facile, in prevalenza detritica con risalti da aggirare, fino a raggiungere lo snodo di cresta nevoso, dove ci si ricongiunge con la via normale della cresta SW.
Questo primo tratto di cresta sommitale è nevoso e affilato, in leggera discesa e potrebbero essere necessari piccozza e ramponi. Poi si aggira a sinistra, con attenzione, un primo risalto roccioso (quello della terza immagine di dettaglio). Quindi si segue la cresta rocciosa, in alcuni punti un poco stretta, ma facile fino in vetta. Notevole il panorama offerto sul Gruppo del Bernina, ma in particolare sul Disgrazia e sul Ghiacciaio della Ventina.
Come per la salita. In alternativa alla discesa di tutta la cresta fino in prossimità della Bocchetta di Val Giumellino, si possono utilizzare alcuni ripidi canali detritici, citati nell’introduzione.