Il M. Colmet si trova sul crinale che divide la Valle di La Thuile da quella Arpy (che termina nei pressi di Morgex) con andamento N – S. Non è una montagna dalle forme particolarmente attraenti e, nonostante la quota, è poco evidente e poco individuabile se non nell’ultimissima parte dell’escursione. Si trova, tuttavia, in ottima posizione panoramica, perché un poco disassata rispetto alle cime più alte della catena a cui appartiene e di cui costituisce la prima sommità di un certo rilievo. Anche la via d’accesso nella seconda metà non è di immediata individuazione, ma questo, insieme alle brevi roccette finali, può costituire anche un aspetto divertente dell’ascensione.
Autostrada per il Traforo del M. Bianco, uscita Morgex. Giunti alla statale si gira a sinistra e dopo poche centinaia di metri si imbocca a sinistra la strada per il Colle S. Carlo, a cui si arriva dopo una decina di chilometri (q.1971 m). Dal valico si seguono le indicazioni per il lago d’Arpy, che si raggiunge in poco più di mezz’ora di cammino quasi pianeggiante.
Si costeggia il lago d´Arpy sulla sua sinistra orografica e, appena oltrepassato il torrente immissario, si imbocca sulla destra un sentiero (segnavia 15) che lo costeggia sulla destra orografica. Il sentiero sale ora in modo un po’ più deciso, supera un primo gradino di circa 100 m di dislivello, oltrepassa una conca pianeggiante e si porta al di sotto della ripida scarpata che sostiene il Lago di Pietra Rossa. Sempre su tracciato ben evidente, si rimonta la scarpata sfruttando innumerevoli gradini di pietra (attenzione a forzare l’andatura in questo tratto taglia-gambe!) e, dopo un ultimo traverso pianeggiante verso sinistra si raggiunge il lago di Pietra Rossa, di un bel colore azzurro intenso in un vallone pressoché desertico (2,00 h dal Colle S. Carlo). Da qui il massiccio del M. Bianco inizia ad emergere con imponenza. Ora il cammino si fa più difficile da individuare. Il M. Colmet non si riesce a riconoscere facilmente, ma si trova a destra dell’evidente depressione del colle omonimo (sotto cui è individuabile un relitto glaciale coperto di detriti). La via di salita rimonta il pendio pietroso visibile sulla destra. Si costeggia il lago lasciandolo sulla sinistra e puntando inizialmente verso il colle, ma ben presto si piega verso destra e si risale il cordone morenico, grosso modo fin quando si salda al fianco erboso alla base del pendio di salita (su un masso è riportata una grossa scritta gialla ‘M. Colmet’ con una freccia). Si entra quindi nel vallone su terreno detritico piegando verso destra e si prosegue tenendosi sulla sinistra del vallone per rimontare il contrafforte che lo delimita da quel lato; il percorso è segnalato da ometti ma occorre prestare attenzione perché non sono sempre affidabili; dopo circa un’ora di cammino faticoso si giunge, da ultimo piegando verso sinistra, alla spalla erbosa al di sopra del contrafforte: da qui il percorso appare ora molto chiaro. Le due cime del M. Colmet (cosiddette alpinistica e escursionistica) sono ben visibili rispettivamente a sinistra e a destra di un’ampia sella detritica. Ci si porta facilmente alla depressione (sottostante i ruderi del ricovero Ten. Chabloz). A destra, sopra il ricovero, il M. Colmet escursionistico (q. 3020 m) è facilmente raggiungibile su terreno detritico. A sinistra invece si prosegue su tracciato più impervio verso la vera cima. Si seguono le tracce restando tendenzialmente a sinistra (E) della cresta, dove si possono evitare alcuni salti di roccia (in alcuni casi si possono anche scavalcare). Sempre stando sulla sinistra si oltrepassa la vetta, la si aggira contornandola verso destra e infine, scavalcate le ultime roccette sul versante opposto, si perviene alla stretta cima, sormontata da un piccola croce metallica decisamente precaria (1,30 – 2,00 h , 3,30 – 4,00 h dal Colle S. Carlo; la variabilità del tempo consiste sostanzialmente nei possibili ritardi dovuti alla ricerca del percorso corretto).
Per la via di salita. Nella parte bassa del pendio detritico meglio tenere la destra, senza seguire alcuni ometti che portano verso il pendio erboso di sinistra, meno agevole.
Escursione molto varia, faticosa nella seconda parte di salita, che presenta anche le maggiori difficoltà; queste consistono prima nell’individuare del percorso più agevole e poi nell’oltrepassare le ultime roccette, dove si concentrano le poche difficoltà tecniche che giustificano la F attribuita. Chi non se la sente di affrontare le roccette finali, può accontentarsi della cima escursionistica (EE, del tutto elementare nell’ultimo tratto). Da entrambe le cime il panorama (praticamente identico) è molto ampio, e comprende tutto il massiccio del Monte Bianco e quindi, proseguendo in senso antiorario, Mt. Pourri, Ghiacciaio del Rutor, Grivola, Tersiva, M. Emilius , M. Rosa, Cervino e Grand Combin; in mezzo si scorge d’infilata il solco della valle principale. Contrariamente a tutto il resto dell’escursione (poco frequentata), l’ultimo tratto in lieve discesa, tra il Lago d’Arpy e il Colle S. Carlo è molto affollato e sembra non finire mai…