La Sassa di Fora, Piz Fora sulla CNS, è un’imponente e complessa montagna posizionata sullo spartiacque principale della Catena Alpina, fra la Valmalenco e l’Alta Engadina ed è anche l’ultima grande elevazione ad occidente del Gruppo del Bernina. Sulla vetta convergono tre distinte creste, poco inclinate, che delimitano altrettanti versanti. Quello NW rappresenta la testata della Val Fedoz ed è ammantato dalla bellissima Vadrec da Fedoz che conferisce alla montagna la struttura di un quattromila, con il grande plateau glaciale, sotto la vetta, pensile sopra una costola rocciosa. Quello NE, anch’esso ricoperto di ghiaccio, nel complesso più ripido rispetto a quello occidentale ma meno imponente, ospita le contigue Vadret dal Güz e Vadret da Fex e costituisce il vertice occidentale della Val Fex. Molto più complesso il versante meridionale, dal Passo dell’Oro a W, alla Fuorcla dal Chapütsch a E, misura più di tre chilometri di sviluppo e in alcuni punti la parete è alta più di 600 metri. Una delle più estese e possenti strutture rocciose dell’intero Gruppo del Bernina. Sotto i ripidi pendii della Bocchetta di Fora è presente l’unico apparato glaciale del versante meridionale, il piccolo Ghiacciaio della Sassa di Fora.
L’escursione che ci porta sulla vetta di questa bellissima montagna prende avvio da Chiareggio in Valmalenco, ma può essere effettuata anche da Sils-Maria in Engadina, le difficoltà e i tempi di percorrenza sono i medesimi. Il percorso da S ha il vantaggio di essere molto più panoramico e aperto, da N si possono risparmiare trecento metri di dislivello ma lo sviluppo è maggiore. In entrambi i casi non è presente alcun punto d’appoggio e l’ascensione è lunga e faticosa, riservata ad escursionisti ben allenati ed esperti di progressione su ripidi pendii di ghiaccio. Eccezionale è il panorama di vetta.
Da Sondrio si segue la strada per la Valmalenco fino a Chiareggio, dove si parcheggia.
A W del paese di Chiareggio ha inizio la stradina che conduce al Passo del Muretto. In parte utilizzando il sentiero che ne accorcia il percorso, in parte seguendo la stradina, si arriva a un bivio. Qui la si abbandona e si prende la deviazione per l’Alpe dell’Oro (q. 2010 m). Raggiunto il bellissimo alpe, in posizione panoramica sulla N del Disgrazia e sul Monte del Forno, si segue brevemente verso E il sentiero che conduce in Val Nevasco, per circa un centinaio di metri, allo scopo di evitare il risalto roccioso e i ripidi pendii soprastanti l’alpe.
Abbandonato il sentiero, si sale verso N in un rado bosco di larici, fino a giungere a circa (q. 2400 m) a un pianoro pascolivo, situato a E dello sperone erboso del Dosso Calvo.
Raggiunta la parte più elevata del pianoro, si segue verso sinistra un’evidente e ripida costola erbosa che conduce sulla dorsale del dosso citato. Il percorso diventa ora più evidente, bisogna risalire la dorsale erbosa e poi detritica fino a giungere alla base della parete rocciosa, a SSE del Passo dell’Oro. Da qui si volge a sinistra (W) e si entra di fatto nella parete. Inizialmente si risale un facile canale di rocce rotte, per poco più di un centinaio di metri. Ci si sposta poi gradualmente verso sinistra, su terreno roccioso e detritico, con percorso logico e sempre facile (I°), in direzione dell’ormai evidente Passo dell’Oro (q. 3083 m), Furcela da Fedoz sulla CNS. Fin qui la difficoltà è (F).
Dal valico, adeguatamente equipaggiati, si scende facilmente sul ghiacciaio (attenzione però ai numerosi crepacci) e in leggera discesa, perdendo poche decine di metri di dislivello, si traversa verso NE, in direzione del ripido pendio glaciale che collega la parte inferiore della vedretta con il plateau pensile sotto la vetta. Il pendio di ghiaccio lo si risale leggermente a destra, non senza difficoltà nel caso fosse presente ghiaccio vivo, come nel nostro caso. Segue poi una zona di seracchi, fra i quali bisogna districarsi su esili ponti e paretine di ghiaccio. Successivamente si prosegue in direzione della cresta NNW della montagna, su ghiacciaio più facile ma sempre crepacciato.
Raggiunto il plateau, si volge verso SSE e in lieve pendenza si traversa a lungo, in direzione del ripido scivolo ghiacciato che permette di accedere alla cresta SW. La crepaccia terminale può creare seri problemi, nel nostro caso è stata superata a destra, su di un provvidenziale ponte. Il pendio ghiacciato da risalire, alto una cinquantina di metri, è assai ripido, circa 50/55° ed è necessario assicurarsi con chiodi da ghiaccio. Raggiunto il margine superiore dello scivolo, terminano le difficoltà. Si segue la larga cresta SW, appoggiando leggermente a destra, fino alla vetta.
Dal margine superiore dello scivolo di ghiaccio si offrono tre possibilità per raggiungere il plateau sottostante:
1) si scende lo scivolo in corda doppia;
2) si prosegue lungo la facile cresta SW (come nel nostro caso) e dopo aver superato il primo risalto roccioso, si scende un pendio ghiacciato più breve rispetto a quello di salita;
3) si può seguire integralmente la cresta SW fino al Passo dell’Oro (via normale), la Guida dei Monti d’Italia del CAI/TCI: Bernina, la considera di difficoltà (F).
In ogni caso si segue poi l´itinerario di salita.