Un itinerario molto interessante. Bello sotto un profilo prettamente alpinistico, poichè offre una indimenticabile esperienza su roccia. Magnifico sotto un profilo paesaggistico. Da ricordare anche per la carica storica che rappresenta, con lŽattraversamento della Galleria Elicoidale delle Feritoie e lŽimmersione in un ambiente ove altri, con intenti purtroppo meno estetici dei nostri, affrontarono rigori, fatiche ed incontrarono spesso la morte.
Punto di partenza è il rifugio Dibona (q. 2053 m) raggiungibile in automobile, su strada sterrata (ma percorribile anche da veicoli senza trazione integrale); si devia a destra (cartelli indicatori) dalla strada che da Cortina dŽAmpezzo conduce al passo Falzarego, poco a monte dellabitato di Pocol.
Dal rifugio Dibona si imbocca il sentiero a sinistra (non seguire la direzione per il Rifugio Giussani, via normale), indicato da un cartello in legno. Si sale in un bosco di pini mughi, sino alla grande cengia che costeggia lŽimponente parete sud della Tofana di Rozes.
Il segnavia è il n. 404, da seguire verso sinistra, contornando completamente il versante meridionale della montagna, per un lungo tratto.
La traccia piega poi verso destra, sotto grandi strapiombi, conducendo in circa 1 ora e 30Ž allŽattacco della via, proprio sotto lŽimbocco della Galleria Elicoidale (q. 2480 m).
Si scalano due tratti attrezzati (eventuali scale a lato), sino allŽimbocco della Galleria (camera dei compressori Ingersoll), addentrandoci nelle "viscere" della terra (con una pila frontale dŽobbligo!).
Una fune metallica ci conduce lungo il ripido corridoio della galleria (lunga circa 500 mt, umida e scivolosa), sino allŽuscita presso la forcella di Rozes (q. 2630 m circa, 1 ora e 45Ž).
Si scende un breve tratto su facile sentiero e ghiaione (attenzione ad eventuale neve), sino ai piedi del versante occidentale (q. 2510 m)
La salita riprende su cengie e gradoni, sempre ben attrezzati, alternando tratti spesso ripidi ed a volte umidi a traversi pianeggianti.
Si oltrepassa un diedro (attenzione, caduta sassi!), si attraversano numerose cengie (ghiaccio vivo e vetrato anche dŽestate!) sino alla deviazione delle Tre Dita (q. 2680 m, 3 ore dalla partenza). EŽ possibile, a questo punto, "uscire" dalla ferrata, in direzione del Rifugio Giussani, raggiungendolo in 30-40 minuti (segni e freccia a vernice).
In alternativa è necessario voltare a destra (indicazione "cima"), risalendo con fatica gradoni rocciosi sino al grande anfiteatro che solca la parete settentrionale della montagna.
I passaggi sono abbastanza tecnici, spesso verticali; il vetrato ampiamente presente (addirittura a volte compaiono vere e proprie cascate di ghiaccio) non semplifica lŽarrampicata.
Alcune cengie gradinate, oramai al di fuori di ogni difficoltà, conducono allŽanticima (q. 3027 m, 5 ore dalla partenza).
Si seguono le tracce su ghiaione (a sinistra si stacca la via normale di discesa al Rifugio Giussani), salendo la cuspide finale e raggiungendo la vetta in ulteriori 45 minuti di fatica.
Si scende allŽanticima sopra descritta, imboccando la via normale verso destra (vedi relazione), sino al rifugio Giussani e, da qui, calando lungo la via militare al Rifugio Dibona (1 ora e 30Ž al Giussani, 1 ora circa dal Giussani al Dibona).
Può essere opportuno informarsi precedentemente ai rifugi (Dibona e Giussani) circa lo stato della via ferrata, eventualmente decidendo di impiegare anche i ramponi, perlopiù nel superamento del tratto finale dellŽanfiteatro sopra descritto.
EŽ fondamentale disporre di pila frontale per lŽattraversamento della galleria.
Irrinunciabile lŽuso del casco!