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L´inconfondibile profilo della cima visto da lontano Risorsa immagine: Depositphotos |
Regione: Piemonte (Cuneo)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Cozie - Gruppo Monviso Provincia: Cuneo Punto di partenza: Biv. al lago delle Forciolline (q. 2840 m) Versante di salita: E Dislivello di salita: 1002 m - Totale: 2004 m Tempo di salita: 4,15 h - Totale: 8,30 h Periodo consigliato: fine luglio - settembre |
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Il Monviso, con i suoi 3.841 metri di altezza, si staglia nettamente sull’orizzonte delle Alpi Cozie costituendone la sua sommità più elevata e rinomata. Nessuna montagna a parte il Cervino è nota, nel mondo alpinistico e non, come questa enorme piramide rocciosa visibile pressochè da ovunque sin dalle lontane pianure milanesi nelle giornate più terse. Sorge isolato e maestoso e, pur non raggiungendo la fatidica quota 4.000 per soli 150 metri, si dimostra ancor oggi una montagna dall´aspetto alquanto severo ed impegnativo sulla quale si sono misurati nomi che oggi fanno parte indelebile della Storia dell´Alpinismo. Il Monviso consta di diversi punti di salita che presentano globalmente tutti difficoltà alpinistiche a partire dal grado PD della via normale che sale sul versante S del nostro colosso ad arrivare ai gradi D e TD sugli speroni che salgono dall´aspro e difficile versante N. La via di mezzo a tali difficoltà è data dalla bella ed affascinante Cresta E ove comunque lo sviluppo globale, l´esposizione, la quota e il severo ambiente roccioso caratterizzano un itinerario che diventa molto impegnativo dal punto di vista della resistenza fisica e della concentrazione. Su questa via i passaggi di arrampicata non superaro il IV grado posto in soli due punti nei pressi del torrione Saint Robert e, globalmente, la via può avere stimato un grado di difficoltà III di arrampicata, considerando la notevole esposizione di alcuni passaggi.
Lasciato di buon´ora il bivacco al lago delle Forciolline imbocchiamo la traccia di sentiero evidente e molto segnalata con frequenti bolli gialli che si dirige verso E, al passo delle Sagnette. Nel tratto iniziale si discendono alcune facili terrazze detritiche per portarsi sopra alcune rocce a picco sul sottostante lago delle Forciolline, ove possiamo trovare la scritta gialla cengia degli stambecchi; supereremo queste rocce su strette cenge rocciose protette nei punti più esposti da una fune d´acciaio fissata sulle pareti alla nostra destra. Terminato lo stretto cammino giungiamo pressochè al margine orientale del lago ove il sentiero asseconda la linea della sponda costeggiandola verso sinistra. Superato un breve salto roccioso la traccia giunge nei pressi di un bivio, a sinistra il sentiero che percorre l´opposta sponda del lago tornando indietro in direzione del bivacco Berardo, a destra la traccia che sale verso il nostro itinerario al Monviso e verso il passo delle Sagnette che tuttavia eviteremo. Superato un tratto a mezzacosta su pietraia si perviene al centro di un canalone che si risale agevolmente su grossi pietroni e passando accanto alla Caverna Michel Croz segnalata di giallo, sino a giungere su uno scollinamento che adduce all´ampio vallone del Monviso, la cui parete S domina la scena; ben visibile altresì a destra, sull´opposto versante del vallone, l´evidente intaglio del passo delle Sagnette. La nostra traccia prosegue ancora per un tratto nel centro del canalone per portarsi sulle rocce di sinistra, nel senso di salita, scavalcandole e giungendo presto ad un bivio segnalato, a destra il sentiero per il passo delle Sagnette che eviteremo, a sinistra la Diretta al Monviso - Gianni Girone, che seguiremo (2.900 m; 30´). Risalito a margine destro di alcune ripide rocce un breve tratto fine detritico si perviene, superato un saltino di un metro, su rocce di maggiori dimensioni che si costeggeranno in un estetico e mai eccessivamente faticoso itinerario in diagonale ascendente su pietraia abbastanza stabile e su cenge detritiche. Si perviene così ai piedi di una paretina rocciosa che ci sbarra nettamente la strada; tale paretina sarà tuttavia agevolmente risalita e superata grazie ad una netta cengia diagonale che si sviluppa per tutta la sua altezza verso destra. Ancora una risalita su fini detriti alternati a cenge detritiche, mantenendosi sempre tendenzialmente verso destra (occhio a non sbagliare percorso qui), sino a guadagnare una sorta di pianoro, salendo a poche centinaia di metri sulla destra dell´importante salto roccioso che lo delimita sul versante meridionale; è quindi ben visibile, di fronte a noi sopra un gradone roccioso in fondo alla vallata e contro la parete meridionale del Monviso, la gialla sagoma del bivacco Andreotti, punto di sosta recentemente risistemato ma da utilizzarsi esclusivamente e categoricamente in caso di emergenza. Seguendo le numerose tracce gialle dipinte sui massi più grossi proseguiamo scendiamo brevemente per attraversare il piccolo pianoro composto da rocce più stabili, con percorso in orizzontale, sino a giungere contro alcuni grossi roccioni che supereremo risalendo un canale detritico che li separa nel mezzo. Giunti sull´ennesimo pianoro detritico traversiamo un punto in cui, facendo attenzione, possiamo notare dell´acqua sotto le rocce che pestiamo poichè siamo sul margine orientale di un laghetto che tuttavia non riusciamo a scorgere dalla nostra posizione attuale. Sempre in direzione N superiamo anche questo pianoro per ritrovarci presto alla base di un infido ripido pendio misto detritico che faticosamente dovremo risalire frontalmente: rappresenta in sostanza la morena frontale dell´ormai estinto ghiacciaio del Monviso. Guadagnata la cresta della morena frontale, la traccia si abbassa di pochi metri per infilarsi in una sorta di canale roccioso posto tra due colline detritiche (quindi non cercate i segni gialli nel posto più logico che sarebbe sulla morena laterale alla nostra destra ma cercateli nella depressione). Percorrendo tutto il fondo della depressione fuoriusciamo sul margine di un altro pianoro detritico alla base delle pietraie che scendono dalla base delle pareti S del Monviso; lo attraverseremo senza mutare direzione superando anche un piccolo nevaio per giungere sotto l´ultimo pendio detritico alla base del salto roccioso che sostiene il piccolo ghiacciaio Sella posto alle spalle del bivacco Andreotti. Seguendo la poco evidente traccia a mezzacosta su terreno detritico, lasciando ad alcune decine di metri sulla destra le bastionate rocciose, attraverseremo alcuni canaloni detritici che da esse discendono sino a giungere in buona sostanza contro la parete S del Monviso. A tal punto la traccia muta direzione, verso destra, salendo verso l´evidente e soprastante costruzione del bivacco Andreotti.
Giunti sullo spiazzo accanto al bivacco il sentiero segnalato di giallo prosegue, risalendo le rocce poco a destra, in direzione dell´evidente e modesta lingua di neve che ricorda il ghiacciaio Sella. Al termine del tratto nevoso dovremo risalire un faticoso e infido ripido pendio terroso e detritico sino a giungere nei pressi di alcune cenge rocciose sulla sinistra, che tagliano la parete S pressoché in orizzontale, ove sono chiaramente dipinte delle frecce rosse e gialle ad indicare l´attacco della via sulla parete S del Monviso che ci condurranno in vetta (3.360 m; 2h30´). Imbragati e legati, infiliamo il caschetto e cominciamo il tratto finale della salita alla vetta che ci porterà ad affrontare alcuni passaggi di roccia, mai troppo difficili (max II e III grado) spesso aggirabili, su un terreno tuttavia molto infido perchè composto spesso da cenge alquanto scivolose a causa dei numerosi fini detriti che vi sono cosparsi e su rocce mai troppo salde e stabili. Seguendo la cengia orizzontale verso sinistra giungiamo ben presto contro una parete rocciosa ai piedi di una cascatella che si consuma nel periodo estivo più avanzato (3.390 m; 2h40´). Da qui verso destra si risale una placca assai liscia ed inclinata aiutandoci con le numerose fessure della parete soprastante, alla nostra sinistra, per giungere su una crestina rocciosa/detritica che risaliremo verso sinistra sempre seguendo gli evidenti bolli gialli. Superati i facili passaggi di roccia che tale crestina rocciosa offre (II) ci spostiamo sul suo versante sinistro (senso di salita) ad evitare difficoltà più rilevanti, in un canalone decisamente esposto alla caduta pietre sino ad arrivare sotto un evidente diedro che forma sul suo lato sinistro un estetico camino. Risaliamo allora nuovamente sul filo della crestina alla nostra destra con facile arrampicata resa più ostica dalle rocce molto levigate e portiamoci proprio sotto il diedro che potrà essere risalito direttamente in arrampicata (III+, esposto) (chiodo con anello presente in loco) oppure aggirato sul lato destro, a margine di un ripido canalone, e risalito sulle più semplici ed appigliate rocce poste dietro di esso. Ritrovati i segni gialli sulla crestina dietro al diedro li seguiamo su una cengia verso sinistra che ci porta infine facilmente in uno slargo ottimo come punto di sosta e denominato a tal pro Sala da Pranzo posta quasi a metà della parete S (3.450 m; 3h10´). Proseguendo in diagonale verso sinistra con facile arrampicata seguendo un lungo sistema di cenge e piccoli salti rocciosi, risaliamo su una crestina per proseguire in arrampicata su banali rocce e giungere sotto un´evidente guglia rocciosa di colore rosso posta alla sinistra e chiamata Duomo di Milano. Supereremo un punto più ripido che porterà in breve ad una parete rocciosa più importante. Aggiratola sulla destra si risale un bell´intaglio che porta alla base di una breve conoide detritica sulla quale è possibile trovare della neve soprattutto ad inizio stagione Triangolo. Risalitala o evitandola sulle più salde rocce della crestina a destra si guadagna in arrampicata (II) un comodo terrazzino ove possiamo trovare un fittone sul quale assicurarci (3.650 m; 3h40´). Percorso un tratto più semplice giungiamo nei pressi di un camino che dovremo per forza risalire, essendo passaggio obbligato, denominato I Fornelli per giungere su un tratto più semplice in cresta al di sotto di un tipico gendarme chiamato Testa d´Aquila. Passando alla base orientale del gendarme effettuiamo un traverso su traccia di sentiero che attraversa il ripido Canalone Grande di Viso che affianca la cresta E e scende sino al lago Grande di Viso unendosi verso il fondo al canale Baracco; facendo attenzione in caso di presenza di neve, ci portiamo infine tra le rocce più salde del tratto terminale della Cresta E.Volgendo il cammino verso sinistra risaliamo prima facili gradini rocciosi poi tre passaggi obbligati più impegnativi (II+) in una sorta di stretto canale roccioso per uscire finalmente in vetta a pochi passi dalla Croce di Ferro (3.841 m; 4h15´).
La discesa dalla vetta del Monviso è a mio parere la parte più impegnativa e rischiosa di tutta la gita... occorre essere molto bene attenti nei punti in cui dovremo disarrampicare sulle rocce esposte per evitare di farci seriamente male. Nei punti più difficoltosi è comunque sempre possibile effettuare delle calate su anelli di fettuccia opportunatamente sistemati su massi e spuntoni rocciosi, se non ce la sentissimo di disarrampicare... ma si parla di ipotesi assai esagerata per mio conto. Altra raccomandazione è quella di seguire fedelmente i bolli gialli e non affidarsi, se non si conosce più che bene la zona, alla percorrenza di tracce di sentiero che sembrerebbero permettere di aggirare i tratti di roccia all´interno di canaloni detritici con il rischio d´imboccare e percorrere quello sbagliato e trovarsi nei guai (4h10´).
La salita al MonViso attraverso l´itinerario della via normale sul versante S, può essere agevolmente affrontato nel periodo estivo, tra Agosto e la metà di Settembre, quando le tracce di neve sulle rocce sono ormai scomparse e quasi tutto ciò che doveva crollare è crollato. E´ possibile affrontare la salita anche in altri periodi considerando tuttavia la sicura possibilità di dover affrontare arrampicata su roccia esposta magari anche su tratti ghiacciati ed attraversare canali abbastanza ripidi colmi di neve. E´ sconsigliabile per mio conto comunque percorrere questi posti nel periodo primaverile del disgelo in quanto le frane spontanee dovute alla dilatazione termica delle fessure delle rocce dal ghiaccio raggiungono il loro picco più alto. Sul posto si trovano pochi fittoni ad anello ricurvo posti esclusivamente nei tratti più impegnativi ed esposti; è buona norma comunque avere con se alcuni anelli di fettuccia o cordino per poter eventualmente assicurarsi in altri punti sprotetti. Altra attrezzatura fondamentale è quella personale dell´arrampicata su roccia di cui fondamentale importanza riveste, come sempre d´altra parte, il caschetto. Nelle salite nel periodo estivo sono inutili ormai la piccozza e i ramponi che tuttavia devono essere portati appresso nelle salite fuori stagione ove il verglass è sicuramente presente nei tratti rocciosi oltre il bivacco Andreotti. La via normale del Monviso è molto sottovalutata e numerose sono le persone che l´affrontano senza le adeguate protezioni, ovvero slegati, senza caschetto e di corsa. Questo fattore è sicuramente la causa più importante e frequente degli incidenti, spesso mortali, che spesso si sentono circa questa salita.
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